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A Francesco Berruti

A Francesco Berruti, ottico in Roma, mi legano le, ormai numerose, esperienze professionali e soprattutto umane iniziate nel 2017 e che continuano ancora.

Prima in Kenya, Ospedale Cattolico di Kinangop, dove periodicamente continuiamo ad andare e da due anni anche in Costa d’Avorio, a Benoua nel centro di riabilitazione Don Orione.

Due posti completamente diversi, in Kenya l’ospedale è in un altopiano a 2500 metri sul livello del mare, poco al di sotto dell’equatore circondato da montagne di oltre 3000 metri e vicino al monte Kenya, alto 5199 metri con un clima mai caldo, spesso piovoso, temperatura la sera fresca con la necessità di coprirsi, nella casa dove siamo ospiti spesso, dopo cena, viene acceso il caminetto.

In Costa d’Avorio la situazione è opposta, il centro dove operiamo a livello del mare il clima è tropicale, caldo umido con escursioni minime tra giorno e notte, temperatura costantemente oltre i 30 gradi e un tasso di umidità molto alto, necessità ogni volta di farmaci per la profilassi della malaria e di spray per la protezione cutanea, la malaria è endemica.

Per fortuna la sala operatoria e gli ambulatori sono con aria condizionata e questo consente di poter lavorare nel migliore dei modi.

Per entrambi le missioni in Africa sono l’occasione per portare materiale terapeutico e diagnostico, occhiali, lenti intraoculari, colliri, strumenti chirurgici o diagnostici in posti in cui non sono disponibili o lo sono con costi che la popolazione del luogo non può sostenere, oltre a questo le nostre valigie sono sempre piene di vestiti, scarpe, matite, penne e altro, soprattutto per i bambini, donate da amici, conoscenti.

Portiamo le nostre capacità professionali per cercare di dare una risposta alle necessità di questi paesi in cui quello che per noi sembra scontato non lo è, ad esempio la cataratta è la causa principale di cecità per la impossibilità di effettuare un intervento che in Italia viene, oggi, eseguito in numerose strutture pubbliche e private, ma anche la possibilità di controllare la vista, verificare se ci sono difetti che richiedono occhiali , la diagnosi di glaucoma , particolarmente diffuso nelle persone di colore.

 A Nairobi e Kinangop, dal 2017, con l’utilizzo di un topografo corneale, donato da Francesco, si cerca di individuare gli adolescenti con problemi di cheratocono, malattia degenerative della cornea che progredendo porta a una riduzione notevole della vista e, in molti casi, alla necessità di un trapianto di cornea. Nei ragazzi con questo tipo di problemi viene effettuato nell’ospedale di Kinangop un il cross linking, un trattamento conservativo che evita la progressione della malattia, con uno strumento donato da una banca, CRAS Banca di credito cooperativo di Sovicille.

Altro tratto che mi accomuna a Francesco in queste esperienze africane è il tentativo di far crescere, professionalmente il personale presente in queste strutture cercando di trasferire le nostre conoscenze e competenze, quindi come utilizzare al meglio le attrezzature presenti, con tutoraggio per la diagnostica, la diagnostica e la chirurgia.

Per entrambi ogni missione è, comunque, un arricchimento umano, ne usciamo con l’ammirazione per un popolo che nonostante le difficoltà della vita di tutti i giorni mantiene dignità e semplicità, che ci ringrazia anche quando non riusciamo a fare poco o nulla con uno sguardo, con un sorriso.